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La marea: I

Il buio, fuori, era liscio e umido. La galleria, dentro, era affilatamente abbagliante. Il nero della notte non era stato invitato al mio ventitreesimo vernissage, dominava invece un bianco troppo candido, troppo vuoto, che rendeva tutto al suo interno troppo nitido, troppo a fuoco. Era come essere schiacciata sotto la lente di un microscopio.  C’era uno scricchiolio nell’aria: dodici identiche cornici di lucido legno nero si stringevano intorno ai miei quadri, faticando a contenerli. Increspai le labbra al pensiero che il colore potesse improvvisamente tornare liquido, schizzare dalle tele macchiando i candidi muri. Sarebbe stato un disastro in realtà. Non per i miei quadri, ma per i critici, che erano intenti ad ispezionare ogni singola pennellata e si avvicinavano talmente ai quadri da sembrare di volerci cadere dentro; potevo percepire il loro respiro vicino alla tela quasi fosse la mia stessa pelle. Temevo potessero allungare la mano per toccare.  Alle otto in punto la direttrice

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